Arte fuori dal palco

Teatro in libreria: l'ultimo libro di Paolo Isotta è dedicato a Totò, anzi, a “San Totò”

Paolo Isotta - "San Totò"
Paolo Isotta - "San Totò"

“Chi non ha visto Totò a teatro, non ha visto il vero Totò!” si diceva un tempo. Verità sacrosanta, però noi, che non potevamo esserci, per fortuna abbiamo i suoi tantissimi film.

Dispiace che Paolo Isotta non sia riuscito a vedere sugli scaffali delle librerie quest'ultimo suo libro, perché San Totò – edito da Marsilio nella collana Specchi – è uscito solo ora, poco dopo la sua dipartita avvenuta l'11 febbraio corso. 

Musicista e musicologo colto e raffinato, scrittore dallo stile brillante e variegato, Isotta era in primis un critico severo, talvolta anche polemico, pronto a pubblicare stroncature che non risparmiavano neppure i grandi nomi. Per queste sue qualità trovava un fedele seguito sulle pagine del Corriere della Sera, quotidiano dove per 25 anni, dal 1980 al 2015, aveva commentato i più importanti accadimenti musicali italiani.

Paolo Isotta


Però in San Totò, libro dedicato al più grande comico italiano del '900, Isotta non ci parla di musica, semmai di teatro e di cinema. Lo fa redigendo un appassionato, affettuoso omaggio all'illustre compatriota sulla cui tomba, nel Cimitero di Santa Maria del Pianto, ci rivela che almeno sino ad anni recenti i napoletani gli rivolgessero preghiere e chiedessero delle grazie, facendone di fatto una figura taumaturgica. Di qui, il curioso titolo del libro.

Un mito personale, un mito per molti

«Totò è uno dei miti della mia vita e della mia cultura; mi ha costantemente accompagnato sin da quando ero un ragazzino, diventando poi oggetti di riflessione, oltre che di godimento supremo: godimento fisico, godimento intellettuale». Questo il presupposto alla base del suo libro, suddiviso in due parti ben distinte.

Antonio De Curtis (Totò)


Nella prima - intitolata Tentiamo un ritratto - trova posto una lunga, ammirata riflessione sull'arte del Sommo, come volentieri lo definisce Isotta. Nella seconda, più corposa, troviamo una serie di schede commentate, inerenti ogni film in cui è presente Totò. Sia in veste di interprete principale, attorno al quale gira la sceneggiatura, sia quale coprotagonista; pure se chiamato solo ad offrirsi in un semplice cameo.

Tuttavia, nel passare al vaglio oltre un centinaio di titoli, da Fermo con le mani del 1937 ai nove corti televisivi di Tutto Totò del 1966, Isotta nelle sue valutazioni non si comporta, né intende essere, un critico o uno storico del cinema, quanto piuttosto una sorta di appassionato fan che parla del suo interprete prediletto. 

Totò 'o pazzariello in L'oro di Napoli (1954)

Un concentrato di comicità ereditata da secoli di teatro

Se è quello che il lettore cerca, è meglio che si rivolga alle pubblicazioni di Alberto Anile (traccia basilare di questo libro, evocata in più punti) e di Ruggero Guarini, oppure a quelle di Roberto Escobar, Giancarlo Governi, Massimiliano Scuriatti e d'altri. In quel caso, però, si perderebbe il piacevole divagare di Isotta, avanti ed indietro nel tempo, ora parlando della peculiare personalità del “principe della risata”, ora rintracciando le fonti da cui – anche se inconsapevolmente – la sua arte inimitabile attinse. 

Partendo dalle farse atellane, dal miles glorosius, da Aristofane e da Plauto sino alla Commedia dell'Arte, passando per i lavori di Raffaele Viviani, di Edoardo Scarpetta, e per le farse di Antonio Petito. Per giungere infine alla rivista, al varietà, all'avanspettacolo, palestre in cui il talento innato di Totò si esercitò e si affinò. Elementi tutti concentrati e rivissuti in questo genio assoluto, unico ed inarrivabile della comicità all'italiana, basata sul gioco degli equivoci, sul lazzo linguistico, sulla mimica corporea.

Peppino De Filippo e Totò ne La banda degli onesti (1956)


Comicità, la sua, plebea e nobile al tempo stesso, ambivalente e schizofrenica («Io mi sento comico sullo schermo, sulla scena, ma nella vita sono triste, sono un funerale di prima classe!» sosteneva), ma in ogni caso assolutamente sublime; comicità che spesso e volentieri sfocia nel surreale, nell'assurdo, nell'astrazione più assoluta. 

Rimpiangendo in ogni caso che il miglior Totò, quello più scoppiettante, sovversivo e stralunato, quello che si esprimeva in piena libertà sui palcoscenici teatrali, lo abbiamo perduto per sempre. Perché sulla pellicola cinematografica, a detta di tutti, non arrivava che un suo pallido riflesso.
 

San Totò
Autore: Paolo Isotta
Marsilio Editore
Pag. 302 – € 19,00
 

INSTAGRAM - Clicca qui